venerdì 5 settembre 2014

Storia Greca: i padri dell'occidente 5 Civiltà Micenea

Civiltà Micenea

E' alla fine della civiltà Minoica che sopraggiunge la civiltà Micenea. Stiamo parlando del periodo che gli studiosi chiamano Tardo Elladico, siamo nel 1600 a.c. Ma in definitiva il dominio miceneo nella Grecia continentale e isole circostanti si ebbe intorno al 1400 a.c. fino al 1070 a.c. circa.

Prima di inoltrarci nella civiltà micenea tra storia e mito dobbiamo analizzare un piccolo dettaglio. Questa civiltà non ebbe vita così, da un momento all'altro, ma bensì fu il risultato di un lungo processo di evoluzione e contatto con civiltà esterne. Il primo segnale della civiltà Micenea avviene non in Argolide, ma bensì a Kolonna nell'isola di Egina vicino alla costa Attica (regione di Atene).
Gli archeologi hanno rinvenuto siti funerari inusuali per l'epoca nella Grecia continentale, cioè tombe a fossa, a differenza dell'uso della cremazione, tanto comune nei Poemi Omerici.
Inoltre nelle tombe si è trovato anche un vasto corredo a testimoniare il grande livello d'importanza del defunto, esempio: armi, gioielli, ceramiche pregiate, la maggior parte di stampo Minoico (in particolare dalle Cicladi) e per questo si è pensato anche ad un filo diretto con la civiltà cretese.


La scoperta dei Micenei
Dobbiamo dare il merito alla tenacia e perseveranza di un ricco mercante tedesco, Heinrich Schliemann. Ebbe il merito di credere fermamente che seguendo i poemi omerici, in particolare l'Iliade, avrebbe realmente scoperto tali luoghi mitici. Fu così per Micene, Tirinto ed Orcomeno in Grecia, poi Troia (Ilio) in Anatolia (parte dell'odierna Turchia). Importante ritrovamento furono le tombe a fossa di Micene nel 1876.
Furono scoperti due tipi di tombe:

  1. Circola A scavate da Heinrich Schliemann e Valerois Stais negli anni 70 del XIX sec. stimate tra il 1600 e 1500 a.c.
  2. Circolo B che risultano ancora più antiche tra 1650 e 1550, scavate da Iorgos Mylonas negli anni 50 del XX sec.
In queste tombe fu rinvenuto un tesoro talmente ricco che tutt'ora non ne esistono eguali in tutto l'Egeo.
A Troia disseppellì ciò che oggi conosciamo come il Tesoro di Priamo, che successivamente regalò alla sua bellissima e giovanissima moglie greca. Sophia (in greco antico significa "sapere"). Su questo tesoro ci sarebbe molto da dire. Per alcuni anni fu dato per perduto, invece lo avevano nascosto il Nazisti. Secondo alcuni Hitler (fissato con l'esoterismo) era convinto che possedesse ancora l'energia di quegli eroi, come altre reliquie dal Fuhrer ricercate disperatamente. Molto probabilmente oggi il tesoro non è più intatto come Schliemann lo trovò. Indiscrezione al tempo dicevano che addirittura Schliemann non trovò nessun tesoro ma lo acquistò da dei contrabbandieri turchi. Che siano male voci e basta? Non lo sappiamo, a me piace pensare di si.



















Poi a Micene rinvenne il tesoro di Atreo di cui il pezzo più pregiato è la maschera di Agamennone, leggendario Re di Micene nell'Iliade. Tale sepolture sono dette tombe a Tholos (cupola), ritrovate non solo in Messenia, ma anche in Beozia e Attica.



















Molti archeologi al tempo di Schliemann lo odiavano palesemente.

  1. Perchè Schliemann non era archeologo, ma arrivo a scoprire un vero e proprio vaso di Pandora (tanto per restare in tema). Cosa che molti del settore neanche avrebbero sognati fare, quindi per invidia lo screditarono come potevano.
  2. Era accusato, sempre dalla comunità accademica, dei suoi modi rozzi e della sua mancante preparazione necessaria per effettuare scavi di un certo tipo. Infatti fu accusato di scempio presso le rovine e di interessarsi solo ad un eventuale tesoro  anzichè alla conoscenza.
Per come la vedo io, il primo punto è irrilevante. Ovvero chiunque con la giusta dose di volontà, passione e denaro (che non guasta mai) può raggiungere i proprio obbiettivi e sogni. D'altronde quello di Schliemann era un sogno ad occhi aperti. Un sogno che divenne realtà.
Sul secondo punto devo essere più duro col mercante tedesco. Non sempre basta la passione, bisogna anche disporre di conoscenza. Se cercate su internet trovare varie foto degli scavi effettuati da Schliemann. Bene, in queste foto, tutto sembra tranne che un sito archeologico, assomiglia più ad un cantiere edile.
Nonostante ciò rimane sempre un pioniere dell'archeologia. Amatoriale, ma pur sempre archeologia.

Si è sempre pensato che in Grecia arrivò (sempre così, all'improvviso quando non si riesce a spiegare qualcosa) un gruppo etnico già con tutte le caratteristiche che oggi indichiamo con "micenee".
Ultimamente non la pensano così i nostri "amati" accademici.
Infatti non è possibile isolarli dal rapporto con la civiltà Minoica e con quelle del mediterraneo.
Altrimenti la stessa ipotesi che la civiltà Minoica finì anche per colpa dei Micenei risulta infondata dal principio. Quindi l'influenza vi è stata e come.
Inoltre prende sempre più piede l'idea che i crescenti rapporti con civiltà più ricche avessero dato la possibilità ad alcuni centri e gruppi di accumulare materiali come stagno, oro e rame permettendo così la creazione di un potere politico dominante.
La rete di rapporti che i Micenei riuscirono ad intrecciare con il mediterraneo fu davvero notevole. Infatti molti del settore concordano nel dire che già prima dell'età Arcaica e Classica ci fu la colonizzazione della Magna Grecia.

La società Micenea
Bisogna anticipare che la civiltà Micenea non è una realtà omogenea per certi versi. Nel senso che tale civiltà si è diffusa in un territorio molto differente tra le varie regioni, inoltre anche i periodi diversi. Creando così delle varianti più o meno spiccate a seconda dei casi.
Queste differenze si possono notare nella lavorazione della ceramica, nell'attuazione della scrittura Micenea, la Lineaer B, una scrittura di tipo sillabico composta da 80 segni. Ovvero un'evoluzione della Lineare A mescolata quello che era un prototipo del greco antico.
Un altro indizio che la civiltà Micenea venne a contatto con i Minoici è l'uso palaziale simile.
I primi palazzi documentati sono quelli di Micene e Tirinto. Per quello di Pilo ancora si è indecisi, ma pare che la maggioranza sia orientata ad annotarlo intorno al 1340 a.c.
Anche i Micenei usavano la Lineare B per redigere documenti, in particolare amministrativi.
La decifrazione della Lineare B la dobbiamo all'inglese Michael Ventris nel 1952. Le tavolette da lui risolte parlavano di transizioni di beni gestiti dal palazzo.
Grazie alla scrittura delle tavole si è appreso che la società Micenea era formata da stati territoriali gestiti dal palazzo centrale. Non dissimile a quella minoica, variano solo le proporzioni in certi casi.
Resta motivo di discussione la gerarchia di tale sistema palaziale. Successivamente parlerò del rapporto tra Micene e L'Iliade che forse può dare un'idea del sistema gerarchico.

Il Palazzo a Micene
Il sistema Palaziale Miceneo può essere descritto come una complessa rete di organizzazione economica ed amministrativa gestita da una burocrazia ben determinata fondata sulla centralità di tutte le risorse.
Il modello più accettato è quello di Moses Finley del 1954 sull'economia palaziale. Ovvero un sistema in cui avviene la distribuzione di beni primari e non in cambio di prestazioni lavorati. Una sorta di baratto, solo che al posto di ricevere una cosa al posto di un'altra, si riceve una cosa (latte, formaggio, grano) per un servizio offertosi (lavorazione dei campi, dei metalli, di ceramica, ma anche prestazioni militari e amministrative).
In questo modo era possibile portare determinati prodotti li dove non ve ne erano per nulla o quasi.
Come funzionava la distribuzione delle risorse del palazzo? E come facevano le parti di governo e controllo a mantenere tale leadership? E soprattutto alla base di quale diritto? Forse qui entra in gioco il ruolo dell'eroe omerico. Forse!
Il palazzo Miceneo manteneva il controllo sulle minori comunità rurali molto probabilmente perchè posti geograficamente lungo le più importanti vie commerciali del territorio, quindi si creava una sorta di monopolio della gestione di beni che era difficile reperire nelle zone locali. Inoltre bisogna tener conto della sfera religiosa. Dunque il palazzo non aveva solo funzione di controllo, amministrazione, ma anche di culto. Più la ricchezza del palazzo era sostanziosa e più il culto era forte. Tale sistema consentiva alle élite locali di gestire il territorio sulla base di elargizioni sotto forma di beni o feste e riconoscenze al culto.

Il palazzo Miceneo non solo la funzione amministrativa, ma funge anche da residenza dell'élite che hanno il potere. Inoltre possono essere viste anche come delle cittadelle.
Per prima cosa, bisogna notare l'innalzamento di mura a difesa del palazzo. Poi la posizione, ovvero la scelta di porre il palazzo ad una posizione di dominio sull'intera cittadella, così da poter soprattutto individuare la presenza di un nemico. Quindi ci sono nette differenze col palazzo Minoico.
Da queste differenze si può notare il carattere bellico dei Micenei in contrapposizione a quello pacifico dei Minoici.
C'è da aggiungere che la fortificazione non presentava necessariamente ad avere il palazzo al centro delle mura, anzi, in alcuni casi non c'era proprio. Esempio: il sito fortificato di Gla in Beozia.
Strutture palazziali micenee sono presenti a Micene, Tirinto, Pilo e Menelaion. Quest'ultimo nei pressi di Sparta e risulta essere il più antico.

Ma com'era la conformazione del palazzo Miceneo?
Menzioniamo quello di Pilo, in Messenia (Peloponneso), perchè meglio arrivato a noi.
Il centro del palazzo è il Megaron, una struttura tripartita che isola dal resto del palazzo. Nel vano centrale del Megaron vi era il trono, un grande focolare (che probabilmente veniva sempre tenuto acceso) e una ricca decorazione alle pareti indicano molto chiaramente che era il luogo dove chi comandava, ovvero l'autorità, ostentava il proprio potere.
Intorno al Megaron sorgono tutti gli altri edifici a scopo amministrativo sociale-economico-culturale, le residenze, i luoghi di culto e anche le strutture per la produzione artigianale.

Pianta schematica del palazzo di Pilo
In rosso il complesso del Megaron














Infine attorno al palazzo si snodavano le abitazioni. Esempio più evidente sono le rovine di Tirinto.

Il palazzo Miceneo è più piccolo di quello Minoico, inoltre è anche meno appariscente, più modesto possiamo dire ed è molto più compatto, meno dispersivo.
In questo modo si va ad accentuare la sua funzione, ovvero quello dell'amministrazione politica-economica-religiosa dello stato territoriale di cui ne rappresenta il centro.

E ora veniamo alla Gerarchia a Micene
A differenza de Minoici, pare che con i Micenei abbiamo le idee un po' più chiare.
all'apice della gerarchia sociale troviamo il wa-na-ka che diventa anax, opure come nei poemi omerici detto wanax. Generalmente lo si traduce con "re", visto anche che esiste l'aggettivo wa-na-ka-te-ro "reale" usato per beni e persone.
Poi troviamo il ra-wa-ke-ta, il te-re-ta, il qa-si-re-u, infine gli e-qe-ta. La loro definizione non è molto chiara, anzi più i dubbi che le certezze.
Il ra-wa-ke-ta o Lawagetas (lauaghetas) forse è il secondo in gerarchia e rappresenterebbe una sorta di capo guerriero, l'etimologia sarebbe laòs - popolo + àgein (aghein) - guidare, condurre.
-:Inoltre àgein ricorda molto il futuro eghemòn (comandante o condottiero) da cui deriva egemonia. Ma questo è solo una mia deduzione, quindi non per forza inerente.:-
Il te-re-ta o telestas è una figura ancora più enigmatica, che potrebbe essere un sacerdote oppure un funzionario statale che gestisce un pezzo di terra ricevuto in cambio dei servigi resi al wa-na-ka/wanax.
Il qa-si-re-u ricorda molto il termine basileus che ancora non ha il significato di re, ma in questo contesto si deve inquadrare come "capo" di vario genere. Esempio capo dei bronzisti, capo dei costruttori ecc.
Infine ci sono gli e-qe-ta o hequetas viene tradotto con "compagno del re". Figura strettamente collegata al wanax/re, in quanto in ogni occasione ufficiale e non accompagnavano il re.
-:Probabilmente gli hequetas sono i predecessori degli hetaìroi i "compagni del re" ai tempi di Filippo II e Alessandro III Magno. Erano nobili che decidevano di militare al fianco del re come cavalleria. Ma non sappiamo se anche gli hequetas erano cavalieri:-
Da notare come il termine hequetas ricorda il latino hequites dei romani, che appunto era la cavalleria di Roma nell'esercito e gli imprenditori nella vita pubblica. Ma questo è solo una mia piccola impressione, nulla di più.

La struttura sociale non finisce qui, perchè esistono capi solo in presenza di sudditi, come amaramente sappiamo.
Partiamo dal termine ke-ro-si-ja inteso molto probabilmente come geronsia o gerousia che in età classica avrà il significato di "consiglio degli anziani" da gheron - anziano.
Do-e-ro, do-e-ra dal greco "doulos" farebbe riferimento agli schiavi di proprietà di singole persone oppure di divinità, quindi di conseguenza schiavi del santuario a qui è dedicata.

Come accento in precedenza gli artigiani offrivano prestazioni in cambio di bene di necessità e non. Quindi negli stati territoriali micenei vi era una vasta produzione di materiali vari. Sembra dagli scavi e dalle tavolette in Lineare B che la maggiore produzione e quindi la più redditizia degli stati micenei riguardava olii profumati.

Un dibattito importante che ancora rimane poco chiaro è la datazione della Lineare B ritrovate a Cnosso. Il problema di fondo è capire come e quando Creta divenne Micenea?
Il filologo Leonard Palmer fu convinto che il "corpus" cnossio era databile intorno al XIII sec.
Invece l'archeologo Jhon Boardman (seguendo le orme di Evans) cercò di dimostrare come i livelli di distruzione nei quali furono ritrovate le tavolette non erano posteriori al 1400 a.c.
Lavori più impegnativi dimostrarono che la data di distruzione dell'ultimo palazzo sia orientata all'interno del XIV sec.
La successiva occupazione e ricostruzione del palazzo avrebbe avuto già caratteri diversi, non pienamente micenei ancora. Ma secondo tali dati allora si potrebbe pensare che una lingua di tipo greco sarebbe stato in uso già a Cnosso nel corso del XIV sec in contrasto con l'idea della comunità accademica.
Dunque in analisi finale Creta da quando è Micenea? Il dibattito è ancora vivo. Che i micenei approdarono a Creta dopo la devastazione naturale? Tipo un terremoto o una siccità?
Oppure i un gruppo etnico ancora non miceneo devasto Creta e ne prese i connotati evolvendosi nella civiltà micenea? Questa è un'opzione interessante ma senza il supporto di serie prove.

Espansione, dominio e crollo dei Micenei
Sono documentate tracce di movimenti micenei sin dal XIV e XIII sec a.c. Questi movimenti sono visibili dal Tasrdo Elladico I, infatti si trovano ceramiche micenee nel Basso Tirreno a conferma di ciò. Inoltre si nota come a Creta e anche in parte dell'Egeo già nel Tardo Minoico la ceramica della civiltà Minoica viene piano piano sostituita da quella micenea.
Il grande interesse che i micenei avevano per il mediterraneo occidentale lo dimostrano anche i ritrovamenti in Sicilia, in Sardegna, nelle coste della Calabria, Basilicata e Puglia per quanto riguarda l'Italia (chiamata dai greci antichi Hesperia); ma non si fermano perchè si nota la loro presenza anche nella penisola Iberica (chiamata poi dai romani Hesperia Ultima).
I prodotti micenei erano riconoscibili grazie al contenitore inequivocabile (quasi come un marchio di fabbrica) che è l'anfora a staffa contenente principalmente olio d'oliva, olio profuma (che era il loro prodotto di punta) e meno frequente anche del vino. Per quanto riguarda prodotti agricoli.
Invece tra materiali i micenei esportavano moli tessuti come lana e lino, i quali appaiono dagli scavi di Pilo in grandi quantità.
Tutto questo movimento commerciale era dedito alla reperibilità di materie prime come il rame e lo stagno per la lavorazione del bronzo, di fatto il ritrovamento del relitto di Uluburun/Kas ha permesso il ritrovamento di moltissime anfore a staffa che ha permesso di avere un'idea di cosa contenesse una nave mercantile micenea. Non solo rame e stagno, anche lingotti di lapislazzuli, grani d'ambra, pasta vitrea, ceramiche di vario ceppo, spezie e anche resina.

La terra degli Ahhiyawa
Come mai pensiamo che gli Achei siano i Micenei?
Questo perchè alcune tavolette in lingua Ittita racconta di questo popolo molto potente nei mari.
Molti studiosi non trovando riscontri in medio Oriente di tale civiltà si propose di localizzarla in Egeo. Mossa non azzardata. Perchè potrebbe essere vero?
Sempre in tali testi Ittiti si narra di una città sulle coste dell'Anatolia chiamata Wilusa.
il passaggio è questto: Wilusa che in greco diventa Wilios poi Ilio ed infine Troia.
Ilio appare nei poemi omerici e sempre collegando le fonti delle tavole Ittite ai testi dell'Iliade e facendo uno studio etimologico anche Ahhiyawa = Achei che è il termine usato nei poemi per indicare i greci tutti.
E' grazie a questo passaggio che si ipotizza che i poemi omerici sono ambientati nel 1200, in piena civiltà micenea. Possiamo pensare che Troia era una città di carattere miceneo.
Altri ipotizzano che Omero si ispiro ad un racconto Ittita che forse affonda le sue radici nell'antica Mesopotamia. D'altronde non è raro che testi di antiche civiltà mesopotamiche venissero riciclati.

Come finisce?
Verso la fine del XIII sec si nota una riduzione del traffico e dell'influenza micenea, che in certi tratti non riprende più ed in altri continua in forma differente.
Possiamo dire che come è iniziata, la civiltà micenea finisce, con un Boom.

  1. Il venir meno alla rete di traffici che si erano formati potrebbe quasi sicuramente indebolito la ricchezza della civiltà e quindi contribuito al crollo.
  2. Alla fine del XIII sec si hanno testimoniane della distruzione di centri come Micene, Tirinto, Tebe, Pilo e anche Menelaion. Dopo tale distruzione solo alcuni siti ripresero. Ad esempio Tebe fu rioccupata soltanto secoli dopo. Alcuni imputano tale distruzione al famoso "popolo del mare". Nello stesso periodo crollano l'impero Ittita, quello dei Mitanni e altri stati in Mesopotamia. L'unico che riuscì a resistere fu l'Egitto di Ramesse III ( o Ramsess III).
  3. Altra ipotesi è, che visto la caduta non solo dei micenei ma anche di altri popoli, un disastro naturale. Tipo una grande siccità. L'unico a resistere sono le civiltà con un bacino di sostentamento come l'Egitto grazie al Nilo e le popolazioni intorno al Tigri ed Eufrate.
  4. L'ultima ipotesi riguarda la calata da nord di una stirpe, i Dori, dal bacino del Danubio.
Bisogna notare che quando collassa una civiltà come quella micenea non è mai una sola, la causa di crollo. Infatti potrebbero essere molteplici. O magari una dietro l'altra, effetto domino. Una tira l'altra.
O magari tutte accadute in un lasso di tempo brevissimo che ne ha inevitabilmente causato la fine.
Quindi fattori esterni e debolezza interna. Un po' come sarà per Roma nel 476 d.c. crollo delle istituzioni, cedimento dei confini e aggressione dei barbari. Potrebbe essere che la storia si sia ripetuta. In fondo i corsi e ricorsi storici sono inevitabili.

Buon viaggio nella storia...

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